Le questioni di cui si sta dibattendo attorno al dl sulle unioni civili, sono molte, forse troppe tutte assieme. Troppe per un’unica riflessione, troppe per un’unica legge, troppe per un’unica piazza. Ho provato a riepilogarle, disponendole in una sequenza che mi pare consenta di cogliere alcune differenze. Le persone con cui ho discusso e ragionato personalmente di queste cose probabilmente sapranno come la penso e con quali argomenti sono giunto a certe conclusioni. In alcuni casi la mia posizione si risolve in un “sì” convinto, in altre in un “no” altrettanto convinto, per diverse questioni avverto la necessità di capire meglio, rispetto ad alcune non sono professionalmente competente e non potrei esprimermi. Tutti questi temi saranno raccolti insieme in Parlamento, in piazza il 30 gennaio e, magari, nelle nostre considerazioni tra amici. Ecco quel che propongo di fare.
Inizio dalle questioni e dalla loro varietà. Leggendole, per ciascuna potete già provare a dire se siete propensi ad affermarle o a negarle, cioè a sintetizzare la vostra posizione in un “sì a-” o in un “no a-”. Eccole qui.
- L’esistenza di un diritto al figlio
- L’equivalenza tra fecondazione eterologa e omologa
- Il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali ricalcato sulla disciplina del matrimonio
- Il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali
- La regolamentazione privata dei reciproci impegni tra persone omosessuali che decidono di vivere insieme
- La liceità morale della pratica dell’utero in affitto
- La soluzione a situazioni molto specifiche attraverso la stepchild adoption
- L’opzionalità (= si sceglie) dell’orientamento sessuale
- L’immoralità dell’orientamento omosessuale
- L’immoralità del comportamento omosessuale
- La tutela dei bambini nelle situazioni oggettive di esposizione
- La necessità di rivedere il modo in cui il welfare italiano redistribuisce le risorse a sostegno delle famiglie
- Il valore sociale di una relazione di coppia esclusiva e stabile nel tempo
- La necessità di approfondire quel che l’attesa di vivere una relazione esclusiva e durevole rivela a proposito della condizione omosessuale
- Il valore sociale di una famiglia in cui marito e moglie si vogliano bene e si impegnino a coltivare per tutta la vita la loro relazione
- Il valore sociale di una famiglia in cui marito e moglie si vogliano bene, si impegnino a coltivare per tutta la vita la loro relazione e siano aperti ad accogliere dei figli
- Il valore sociale di una famiglia in cui marito e moglie si vogliano bene, si impegnino a coltivare per tutta la vita la loro relazione, siano aperti ad accogliere dei figli e, nel caso in cui non arrivino, si interroghino sui modi diversi per esprimere la loro indole generativa.
Sono tutte questioni serie, non sovrapponibili (per quanto molto legate tra loro), e confluiranno nei prossimi giorni a Palazzo Madama e al Circo Massimo, a Roma. Questa confluenza di molti temi è il problema di ogni dibattito politico, ma soprattutto è il problema di quello “strumento politico” che è la manifestazione di piazza. Ogni mobilitazione ha una grande forza ed insieme un grande limite: per essere chiara e incisiva deve porre una sola questione alla volta, in modo chiaro, con un “no” o con un “sì”, cosicché chi si raccoglie sappia bene che cosa sta dicendo (all’unisono con gli altri presenti) e che cosa sta chiedendo al potere politico.
L’esercizio che propongo allora è molto semplice, vale per chi andrà a Roma come per chi non ci andrà, vale per chi andrà in un’aula parlamentare, in un’arena o a cena da amici. Dedicate qualche minuto a compilare la scheda che allego qui, esplicitando i vostri “sì”, i vostri “no”, i vostri punti di domanda, i vostri vuoti di competenza specifica. Chiedete ad una persona che verrà con voi a Roma o a una che come voi ha deciso di non andarci di fare lo stesso. Passate in rassegna le vostre risposte e ditevi reciprocamente le ragioni di ogni “sì” e di ogni “no”. Verificate quale sia il grado del vostro accordo, la solidità delle vostre ragioni, la facilità nell’illustrarle a chi potrebbe non aver risposto come voi. Discutete fino a capire quel che per l’altro significa questa o quella espressione non chiara. Sostate sui motivi dei vostri disaccordi, di voi che già vi ritrovate in una certa consonanza. Scoprirete perché la piazza rischia di essere una Babele poco costruttiva, solo superficialmente unita, solo illusoriamente limpida nel suo messaggio. Scoprirete perché anche lontano dalla piazza c’è senz’altro una Babele che fa fatica a raccogliersi. Scoprirete perché anche in Parlamento c’è una gran confusione delle lingue. Scoprirete che di tutte queste cose avremmo dovuto discutere diffusamente da molto tempo, dedicandovi l’attenzione necessaria e evitando di pensare che tutto sia ovvio e chiaro. Evitando di pensare che l’importante è fare delle leggi, perché poi “cosa fatta capo ha”. Evitando di pensare che l’importante è non fare delle leggi, perché le cose si risolveranno da sé.
In frangenti in cui tutto pare precipitare frettolosamente può essere saggio darsi l’opportunità di fare qualche scoperta in più. Forse questo non cambierà le cose. Non ora. Ma capire che la realtà è meno rigida e monolitica di come spesso la rappresentiamo può essere una riserva per la reciproca apertura. Una riserva buona per altri tempi, che mi auguro arriveranno.